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COMUNICATO – MANIFESTAZIONE IN SOLIDARIETÀ COL POPOLO PALESTINESE DEL 10 FEBBRAIO 2024 – CHIASSO

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MANIFESTAZIONE IN SOLIDARIETÀ COL POPOLO PALESTINESE DEL 10 FEBBRAIO 2024 – CHIASSO

Da inizio ottobre 2023, in quattro mesi l’esercito israeliano ha ucciso oltre 27’000 palestinesi nella Striscia di Gaza (senza contare i corpi dispersi sotto le macerie) e oltre 370 in Cisgiordania (dati al primo febbraio 2024). Con la scusa della lotta al terrorismo e della difesa delle propria sicurezza, il governo di Netanyahu sta mettendo in pratica un vero e proprio genocidio, radendo al suolo tutte le infrastrutture di importanza vitale nella Striscia di Gaza per rendere impossibile il ritorno della popolazione civile: abitazioni, ospedali, aree coltivabili, scuole,
università, moschee, chiese, vie di comunicazione, ecc.

Come esposto di fronte al mondo intero nei minimi dettagli dai legali sudafricani alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja lo scorso mese di gennaio, le azioni compiute da Israele a Gaza sono «di carattere genocidiario perché hanno l’obiettivo di perpetrare la distruzione di una parte sostanziale del gruppo nazionale, razziale ed etnico dei palestinesi». Queste azioni «comprendono l’uccisione dei palestinesi a Gaza, aver provocato loro gravi danni fisici e mentali e infliggere loro condizioni di vita che portano alla loro distruzione fisica».

Poche ore dopo l’annuncio della decisione della Corte Internazionale di Giustizia, che ha rifiutato di archiviare l’accusa di genocidio e ha intimato a Tel Aviv di mettere in pratica misure immediate per «evitare il genocidio» e permettere l’entrata di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, il governo degli Stati Uniti, seguito da altri governi occidentali, hanno dichiarato di tagliare i fondi all’Agenzia Onu per i Rifugiati Palestinesi (UNRWA), da cui dipende il sostentamento di centinaia di migliaia di rifugiati palestinesi non solo a Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme Est, ma anche in Libano, Siria e Giodania. Il governo svizzero sta «valutando» se sospendere del tutto questi finanziamenti, già dimezzati dopo il 7 ottobre 2023.
Questa decisione di rappresaglia indiscriminata su popolazioni civili si fonda su «prove» fornite dai servizi israeliani, non corroborate da nessuna indagine indipendente, secondo le quali una decina di dipendenti palestinesi dell’UNRWA avrebbero partecipato all’operazione « Diluvio di Al Aqsa » del 7 ottobre.
Il sogno del ministro degli esteri svizzero Ignazio Cassis, ritenuto aberrante solo qualche anno fa, è diventato realtà… In un momento in cui centinaia di migliaia di palestinesi si trovano in un’emergenza alimentare e sanitaria senza precendenti, è una decisione disumana ed equivale ad un nulla osta degli Stati Uniti e degli altri alleati di Israele alla continuazione della pulizia etnica contro il popolo palestinese a Gaza ed in Cisgiordania.

La pretesa «neutralità» del governo svizzero era già venuta meno nel novembre scorso quando la Confederazione aveva deciso di togliere i finanziamenti a tre ONG umanitarie palestinesi per presunti legami con Hamas. Tutto questo mentre l’economia svizzera non ha mai cessato di intrattenere ottimi rapporti con lo Stato di Israele. Un esempio fra tutti è il settore militare e della sicurezza. Nel 2022 la Svizzera ha acquistato per 250 milioni di franchi sei droni fabbricati dalla ditta israeliana Elbit systems per sorvegliare i propri confini.
Più recentemente, in una nota pubblicata sul sito della Confederazione si apprende che il 15 novembre 2023, mentre tonnellate di bombe avevano già ucciso migliaia di persone nella Striscia di Gaza, «il capo dell’armamento della Svizzera, Urs Loher, ha avuto un incontro di lavoro a Cipro con rappresentanti della ditta Elbit per parlare dei progetti di acquisto in corso. Tra le altre cose, sono stati discussi anche il sistema di ricognitori telecomandati 15 e le ripercussioni del conflitto in Medio Oriente».
In poche parole, le tecnologie militari israeliane prima testate sui/sulle palestinesi in carne ed ossa vengono poi acquistate dal governo svizzero e usate per pattugliare le frontiere ed impedire l’accesso a persone che fuggono da guerre e miseria in altre parti del mondo, come testimonia la situazione al confine Sud della Svizzera ed il trattamento riservato alle persone migranti (in particolar modo nel centro federale di Pasture a Balerna in condizioni indegne). Tutto questo deve cessare!

Esprimiamo quindi anche la solidarietà a tutte le persone migranti e rivendichiamo
il diritto alla libera circolazione per tutti e tutte.

Non rimaniamo in silenzio di fronte al genocidio, scendiamo in strada
in solidarietà con il popolo palestinese per rivendicare:
– Un cessate il fuoco immediato e duraturo.
– La fine dell’occupazione israeliana del Territorio Occupato e della Striscia di Gaza.
– Il diritto all’autodeterminazione e al ritorno per il popolo palestinese e la fine dell’Apartheid.
– Liberazione di tutte le prigioniere e tutti i prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane (bambini/e e minorenni compresi/e).
– La sospensione immediata dei legami commerciali, accademici, sportivi e culturali con lo Stato di Israele.

CHIEDIAMO:

  • di portare SOLO bandiere palestinesi, e di non portare bandiere nazionali
    di altri paesi o di partiti politici.
  • Nessuna forma di razzismo, compresi l’islamofobia e l’antisemitismo, né nessun’altra forma di discriminazione, verrà tollerata durante la manifestazione.

APPUNTAMENTO SABATO 10 FEBBRAIO 2024 RITROVO ALLE 14.30 PARCO CROCIONE, CHIASSO
(vicino allo stadio di calcio)

Coordinamento Unitario a Sostegno della Palestina