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COMUNICATO – L’ANGOLO ROTTO DELLA PRIMAVERA

Comunicato SOA il Molino

L’ANGOLO ROTTO DELLA PRIMAVERA

25 aprile 2024 per la liberazione da ogni fascismo.

 Gli indizi del mondo, quello distante
e l’altro,  piccolo, in cui tutti viviamo: se in entrambi
una trama si tesse costante, di rapina
e violenza. Una menzogna

 esibita come unica realtà.

(Fabio Pusterla, Non c’è dignità in questo silenzio)

 

Sembrava l’autogestione non dovesse (più) essere una questione politica ma di solo ordine pubblico. Tanto che qualcuno si è sentito in dovere di precisare che “Lugano ha lavorato bene in questi anni e tra i vari successi ci siamo finalmente liberati degli occupanti dell’ex macello”[1].

Gli stessi che vorrebbero “autogestiti e anarchici fuori da Lugano”. Che si rifanno a un chiaro pensiero ideologico e a una certa “visione” del mondo – autoritaria ed escludente – che pensano di poter gestire le cose secondo i propri interessi, che parlano di “democrazia e legalità” per poi dimenticarsene quando fa comodo. E che, soprattutto, si arrogano la possibilità di stabilire chi abbia diritto a vivere – e come – e chi no.

E, tutti quanti o quasi (da un po’ meno a destra a “sinistra”), lì dietro: docili, accodati, impauriti, silenti, accondiscendenti, ansimanti.

L’Operazione militare di sgombero e distruzione di parte dell’ex macello è parte delle esquinas rotas[2] delle primavere: operazione pianificata da tempo e nei dettagli, di cui è impossibile che i vertici municipali (Borradori e la cricca leghista), statali (Norman Gobbi) e di polizia, non fossero a conoscenza. Una trama oscura che, almeno, il nuovo sindaco Foletti ora rivendica, nonostante nessuno finora ci avesse messo la faccia, nascondendosi dietro silenzi e “diritti di non rispondere”. E fa quasi ridere che il capo delle istituzioni di questo cantone – in un altro utilizzo privato della polizia – si trovi in difficoltà per un controllo stradale (con tutti gli evidenti e “normali” favoritismi del caso), mentre per le responsabilità di quella notte di primavera, se la sfanga e neppure viene sentito dal PG Pagani.

Patetico, vile, imbarazzante.

Viviamo nell’oblio. Un oblio fatto di amnesie, dimenticanze, manipolazioni. Indizi del mondo in cui la storia è un lento avvolgersi circolare. E chi non la conosce è condannato a ripeterla.

A tre anni dai fatti, una nuova primavera ad angolo rotto si fa strada. (S)fiorendo in un territorio ancora più spinto a destra con i suoi lazzi, imbrogli, menzogne, farfugli e inganni.

O anche la cultura della supremazia. Tra frontiere che sorgono. Carceri che s’innalzano. Guerre coloniali e popoli oppressi. Diffusione della paura e punizioni che si moltiplicano.

La figura di Robin Hood richiama invece la riparazione dei torti sociali, la vendetta di classe, la ridistribuzione della ricchezza, la reazione dei poveracci al dominio dei potenti, la creazione di una microsocietà autarchica, basata su regole proprie.

Nonostante la tradizione moderna abbia voluto recuperare e ripulirne la figura.

Nonostante l’omogenizzazione odierna stia cercando di cancellare quasi 30 anni di autogestione (anche) culturale. Dal basso, alternativa, contro-culturale. Poco importa o come preferite.

Di fronte alle (tante) menzogne esibite come realtà.

Di fronte al vuoto di incontri sterili e di parole al vento.

Di fronte al noioso incedere di una città pitturata a spettacolo, danaroso e privato.

Ritessere una primavera da camminare diversamente.

Ri-prendere il tempo per fare bene le cose.

Come una favola della foresta, una ballata medievale, una distopia di altri tempi.

In un territorio che gode di sufficiente spazio e spazi per sviluppare e camminare qualsiasi forma di autonomia culturale, aggregativa, sociale, politica, dal basso, o come cavolo volete chiamarla.

Basterebbe (solo) un briciolo di visione politica. Un’opera di salute pubblica collettiva. Ma creare comunalità e autorganizzarsi dal basso autonomamente fa (ancora) paura, in quanto mette in discussione l’esistenza stessa della politica. E in un municipio all’(estrema) destra, con un PS a traino che ancora fatica ad accettare l’autogestione (e si sveglia nel 2024 con “la cultura alternativa”!), capiamo che non sia esercizio facile.

Dopo una cena popolare a Villa Saroli con due plotoni di polizia al lato, dopo l’occupazione di Capo San Martino, venerdì 26 aprile a partire dalle 19.00 ripartiamo dalla Banda Hood invitando (una volta ancora) il collettivo di scrittori Wu Ming, fondato a Bologna nel 2000, autori del romanzo Q, allora firmato Luther Blisset, e di varie opere tra cui 54, Manituana, L’armata dei Sonnambuli, Ufo 78.

Per il collettivo sarà presente Federico Guglielmi, meglio conosciuto come Wu Ming 4 che allo Spazio L’ove a Viganello presenterà il suo ultimo lavoro, in anteprima svizzera, “La vera storia della Banda Hood”: una ballata d’altri tempi dove immaginare l’origine della leggenda più famosa del Medioevo e porla al cuore del conflitto che rappresenta. Da una parte la città , il palazzo, l’autorità costituita; dall’altra la foresta, le credenze popolari, la natura vivente.

Robin Hood è uomo del popolo, la cui arma prediletta è l’arco, un’arma leggera, da fantaccino. Un bandito assai poco gentiluomo, che non si fa scrupolo di taglieggiare o uccidere i rappresentanti del potere costituito, anche con una certa spietatezza.

No, non c’è dignità in questo silenzio assordante che tace, volta la faccia, fa finta di niente.

E non è questione di perdere la speranza ma di continuare a lottare.

Cent’anni e più son passati e di noi non vi siete liberati.

Né vi libererete.

E scalderemo la primavera ritornando nelle strade, nelle piazze, a liberare spazi con altre iniziative, presentazioni, il torneo antirazzista e un gradito ritorno… il concerto degli Anarkia Tropikal…

 All’attacco!

SOA il Molino

[1] Michele Foletti – festa UDC

[2] Mario Benedetti, Primavera con una esquina rota