Backgroound Image

COMUNICATO – UN LAGER VA A FUOCO

Comunicato SOA il Molino – 06 -02- 24

Versione PDF qui 

UN LAGER VA A FUOCO

In merito all’incendio avvenuto l’11.01.24 nel centro federale d’asilo di Balerna

“Si è incendiato un materasso, saranno i soliti facinorosi, un sedicente minorenne da verificare”.

In questa situazione come in tante altre, si condanna con fermezza l’accaduto, relegandolo a quelli che dovrebbero essere dei casi isolati, senza ammettere che la vera causa di questi numerosi atti estremi è l’esistenza stessa e la gestione dei lager. Autolesionismo, suicidi, violenze, abuso di psicofarmaci, incendi, non sono eventi rari, né casi isolati ma la norma per chi è costretto a vivere in tali condizioni. Questi gesti vengono spesso ingannevolmente dipinti come frutto di un disagio psicologico prettamente individuale o come derivanti da una sorta di violenza intrinseca al paese d’origine di chi li compie. Infatti, le persone che vivono nei centri restano di norma totalmente inascoltate, a meno che non si presenti un’occasione per sbatterle sui giornali e strumentalizzarle a fini politici. In molt* si servono della loro provenienza per alimentare stereotipi e falsi allarmismi, a cui puntualmente corrispondono soluzioni securitarie e repressive. Non c’è da sorprendersi, basare la propria campagna elettorale sulla persecuzione de* marginalizzat* è l’alternativa più facile per chi non ha valori. Quindi, in un discorso pubblico dominato dalle destre, dove la sicurezza viene declinata sempre di più nel contrasto all’immigrazione, risulta difficile intavolare qualsiasi discussione razionale. Nonostante questo, invece di condannare certi atti, accecat* dal privilegio, dovremmo cercare capire quale sia la loro matrice. E anche se incompresi andrebbero accolti come monito, come una legittima reazione alle condizioni inumane a cui chi li agisce è sottoposto.

Ricordate il momento più duro della vostra vita, il più buio, il più difficile e moltiplicatelo cento volte. Dovremmo provare a riflettere maggiormente su cosa significhi essere obbligat*a lasciare la propria casa, perdere tutto, compiere viaggi estenuanti che spesso costano la vita a parenti e conoscenti, subire violenze, torture e prigionie, per poi arrivare nella cosiddetta culla della democrazia e ritrovarsi di nuovo in condizioni di estremo disagio. Assenza di prospettive, controllo, emarginazione sociale, razzismo quotidiano,  abusi permanenti che intaccano ogni ambito della vita. Insomma, un insieme di micro e macro-violenze sistematiche praticate impunemente dalla SEM, dallo Stato svizzero e tutte le sue appendici. Qui in molt*, quando stiamo male pretendiamo di essere curat*: c’è chi ha bisogno di professionisti (medici, psicologi), chi necessita della vicinanza della famiglia e de* amic* e chi semplicemente vuole starsene per le sue. In ogni caso pur non vivendo nemmeno un centesimo di quello che si subisce nelle rotte migratorie, richiediamo spazio, attenzioni, cure, privacy, sensibilità. TUTTO CIÒ CHE A CHI VIVE NEI CENTRI FEDERALI VIENE COMPLETAMENTE NEGATO. Chi meriterebbe maggiori attenzioni, viene stipat* in camere sovraffollate, costrett* a condividere perennemente lo spazio con persone con abitudini e culture diverse, dove minorenni non accompagnati convivono con famiglie e bambin*, nonostante le loro necessità siano spesso completamente diverse o addirittura contrastanti (come avviene ad esempio nell’indegno centro di Pasture a Balerna). I bisogni delle persone non vengono assolutamente considerati, neanche quelli di base. Avviene bensì una disumanizzazione, tutt* vengono da subito categorizzati sotto l’etichetta di ‘’richiedenti d’asilo’’. Numeri da gestire, spostare, scoraggiare, eliminare (deportare) secondo le esigenze della politica migratoria Svizzera. Poco conta se i numeri sono aumentati, se le motivazioni per una richiesta d’asilo sono tutte più che valide, bisogna “accogliere” entro le cifre prestabilite, senza guardare in faccia a nessuno.

È per questo che riteniamo l’esistenza dei centri federali un problema strutturale da eliminare con assoluta urgenza. Un problema che dunque, esige soluzioni strutturali, radicali.  Le persone che richiedono l’asilo in Svizzera devono essere accolte, poter accedere a spazi e cure consone alla loro situazione, indipendentemente dalla presenza o il tipo di documento. Dopotutto, riuscite veramente a difendere il fatto che sia un pezzo di carta a determinare la dignità e i diritti di una persona? Senza dimenticare che nel caso de* rifugiat* ucrain* sono immediatamente state trovate le strutture e soddisfatte tutte le necessità del caso. Quale sarà mai l’origine di questa categorizzazione in persone migranti di serie a o b? non sarà forse una questione di provenienza e di colore della pelle? E di interessi economici e politici? Chiedetevelo, voi che difendete, supportate e non vi opponente alla politica migratoria svizzera e ai suoi lager eufemisticamente chiamati centri federali. In Italia, sono già stati dati alle fiamme alcuni lager, e c’è stata almeno la decenza di chiuderli e di spostare le persone in strutture definite “abitabili”. A Balerna, nonostante l’odore acre di plastica bruciata e le intossicazioni nessun accertamento né assistenza medica: la stessa notte tutt* di nuovo dentro.

È nostro compito rompere l’isolamento e la diffidenza che queste politiche tentano di imporre tra chi richiede l’asilo e chi possiede già un documento. È nostra responsabilità smascherare le condizioni in cui queste persone sono costrette a vivere, mobilitarci perché i centri federali vengano chiusi e cambiare radicalmente la politica svizzera d’accoglienza. È nostro dovere condannare ed attaccare ogni responsabile di questa tragedia umana e sociale, dai politici agli attori presenti nel business della migrazione. I centri federali devono chiudere e le persone che ci vivono devono poter disporre della libertà di movimento, e dell’accesso ad abitazioni e cure degne di essere considerate tali.

Forse il fuoco aiuterà a farlo capire.

SOA il Molino

PS – Vi invitiamo ad unirvi al corteo che si terrà il 10 febbraio a Chiasso per la liberazione della Palestina, durante il quale si manifesterà anche contro le vergognose condizioni dei centri e per la libertà di circolazione di tutt*