Buone liberazioni.
Buone liberazioni dai fascismi, quelli a bassa e quelli ad alta intensità;
Buone liberazioni dalle gabbie, dalle sbarre, dai recinti, dalle segregazioni, dalle bolle;
Buone liberazioni dai corpi conformi, dal corpo sbagliato, dalle gerarchie, dal rispetto dei ruoli, dal seguire la prassi;
Buone liberazioni dalla Patria, dalla Nazione, dalla Tradizione, dalla Famiglia, dai sacri confini;
Buone liberazioni dalle deleghe, dalla buona educazione, dalla reputazione e dal prestigio;
Buone liberazioni dai ricatti, dalle relazioni tossiche e dai doppi legami;
Buone liberazioni dal voto utile, dal “cambiare dal di dentro”, dal lusso di chiamarsene fuori;
Buone liberazioni dai curricula, i pedigree, i certificati di purezza, i titoli, gli attestati, le stellette militanti;
Buone liberazioni dai percorsi solitari e dai compromessi inevitabili;
Buone liberazioni dall’intersezionalità che ha tutto il gusto della politica identitaria;
Buone liberazioni dalle identità, dalle aspettative sociali, dai protocolli;
Buone liberazioni dalla performatività, dal migliorarsi sempre, dal senza sosta;
Buone liberazioni dai falsi amici, dai nemici di prossimità, dai nemici troppo remoti;
Buone liberazioni dai percorsi partecipativi, dai green-pink-black-rainbow washing;
Buone liberazioni dalle grammatiche dell’inclusione;
Buone liberazioni dal primitivismo, dall’ accelerazionismo, dal presentismo e dal presenzialismo;
Buone liberazioni dalle verità biologiche, dai “ è sempre stato così”, dai “si stava meglio quando si stava peggio”, dai revival e dalla nostalgia;
Buone liberazioni dal quieto vivere, dai maledettismi, dagli accademismi, dal conformismo delle trasgressioni;
Buone liberazioni dalla trascuratezza di sé che impedisce la connessione con le comunità;
Buone liberazioni dalla cura noncurante, dalla libertà liberale, dalla solidarietà condizionata
Buone liberazioni.
Anche oggi me lo ripeto: “Schioda il culo, la strada, la piazza, il sentiero e la macchia sono generatrici di incontri.”
– Da IG: filosottile.