COP29 – Una strategia comune: panturchismo e soft power
Cosa sta succedendo?
Presentata dai governi di tutto il mondo come un evento cruciale nella lotta globale contro il riscaldamento climatico, la COP29 si sta svolgendo in Azerbaigian.
Tuttavia, ospitare una conferenza globale sul clima in un paese noto per le sue riserve di petrolio, le esportazioni di gas e un passato travagliato in termini di violazioni dei diritti umani, conflitti militari e tensioni geopolitiche solleva interrogativi significativi.
COME L’AZERBAIGIAN USA IL SOFT POWER PER NASCONDERE LA REALTÀ DI GUERRA E MASSACRI?
CONTESTO DELL’AZERBAIGIAN
La storia dell’Azerbaigian è segnata da conflitti, in particolare riguardo alla regione separatista di Artsakh (nota anche come Nagorno-Karabakh), che per decenni è stata un punto critico di violenza tra l’Azerbaigian e gli armeni etnici.
A settembre 2023, 100.000 persone, praticamente l’intera popolazione armena di Artsakh, sono state costrette a spostarsi in Armenia nel giro di pochi giorni.
Questo esodo di massa è stato il risultato di un assedio militare e di una politica di genocidio, durante la quale dozzine di civili sono stati uccisi o feriti, case e siti culturali distrutti. Per nove mesi, l’unica strada che collegava Artsakh è stata bloccata dall’esercito azero per affamare la popolazione indigena e privarla di medicinali.
L’OCCUPAZIONE CONTINUA ANCORA OGGI.
TURCHIA E AZERBAIGIAN: UNA STRATEGIA COMUNE DI SOFT POWER
La Turchia e l’Azerbaigian hanno utilizzato in modo efficace strategie di soft power per migliorare la loro immagine internazionale.
Questo approccio si manifesta in quattro principali ambiti:
- DIPLOMAZIA CULTURALE
Entrambi i paesi investono massicciamente in iniziative culturali che enfatizzano il loro patrimonio turco comune.
Eventi come i come i Turkic Council’s cultural festivals e gli scambi tra artisti e studiosi mascherano le violazioni dei diritti umani sottostanti.
Sebbene queste iniziative promuovano buona volontà, ignorano spesso le realtà vissute da altri popoli all’interno dell’Azerbaigian e della regione circostante.
- PROGETTI ENERGETICI
Le vaste risorse energetiche dell’Azerbaigian, in particolare petrolio e gas, lo hanno reso un attore chiave nella geopolitica regionale.
Collaborando con i paesi europei per garantire la sicurezza energetica, l’Azerbaigian cerca di distogliere l’attenzione dalle violazioni dei diritti umani, dalle aggressioni militari e dalle politiche genocidarie.
Nel 2021 si stima che Israele abbia importato il 65% del suo petrolio dall’Azerbaigian grazie a un oleodotto che attraversa la Turchia, sfidando totalmente la retorica anti-israeliana di Erdoğan.
- COOPERAZIONE MILITARE
La Turchia è un alleato fermo dell’Azerbaigian e fornisce assistenza militare durante i conflitti e addestrando le forze azere.
Questa cooperazione rafforza la posizione dell’Azerbaigian nelle dispute territoriali e promuove una narrativa di unità nazionale tra gli stati turchi. Allo stesso tempo, tali azioni esacerbano le tensioni nella regione, in particolare in relazione ai gruppi etnici oppressi.
- INFLUENZA MEDIATICA
Entrambi gli stati investono in media e campagne per proiettare un’immagine internazionale positiva.
Le campagne che pubblicizzano i loro successi culturali tendono a oscurare le notizie relative a oppressione, sfollamenti e atrocità di guerra contro armeni e altri popoli della regione.
Questo crea un pericoloso divario tra la percezione e le condizioni reali affrontate dalle comunità oppresse.
COP29 E L’INTERSEZIONE TRA AZIONE CLIMATICA E DIRITTI UMANI
Man mano che la COP29 si svolge, il legame tra giustizia climatica e diritti umani diventa sempre più cruciale.
Le proteste e le iniziative, come la campagna Protest COP29, sottolineano che la giustizia climatica non può essere raggiunta senza il rispetto dei diritti umani.
-Testo tradotto da IG rohani.international