Comunicato stampa del 16.04.2025
Alla fine, Alisina è stato deportato ieri in una maniera violenta, brutale e meschina!
Alisina mercoledì 3 aprile era stato arrestato in Valle Verzasca e portato in una prigione amministrativa a Zurigo. La sua colpa: aver depositato una domanda d’asilo in Svizzera.
Dopo più di due anni in Ticino, ieri è stato deportato in Croazia.
La sua carcerazione era stata emanata dalla Sezione della popolazione il 2 aprile, e il giorno dopo è stato immediatamente arrestato. Alisina, tramite la sua avvocata, ha inoltrato ricorso che è stato accolto dal giudice, in quanto la carcerazione non era proporzionata, ma soprattutto perché le motivazioni della Sezione della popolazione, per disporre la carcerazione, erano inconsistenti. Alisina, quindi, venerdì sera è sato scarcerato e rimandato in Ticino, questa volta in una pensione a Lugano, dopo aver passato più di una settimana nella prigione sotto l’aeroporto di Zurigo.
Il lunedì 14 aprile, di nuovo, due poliziotti sono andati a prenderlo alla pensione e l’hanno portato a Mendrisio, l’hanno messo in una cella, trattato come un criminale. Lui al telefono racconta: “Era freddissimo non ho dormito niente, avevo dolore allo stomaco, ho chiesto di vedere un dottore, ma mi hanno detto che non avevano dottori. Ho chiesto di chiamare qualcuno di fiducia ma non è stato possibile. La mattina sono stato portato a Zurigo, il volo speciale è partito alle 11.00 con me c’erano altre 11 persone di cui una famiglia con due bambini. Per ogni persona due/tre poliziotti e qualche persona del personale medico. A Mendrisio non ho fatto pranzo né cena, mi ero portato una arancia e una mela”.
Una volta atterrati a Zagabria, il niente assoluto, un foglietto con scritto l’indirizzo dove andare e basta. Nessun aiuto, nessun sostegno. Ora Alisina è nel centro di Porin a Zagabria, famoso per le sue scarsissime e pietose condizioni igieniche. Nei video, che Alisina manda, si vedono ancora macchie di sangue sul pavimento, sporcizia ovunque, insalubrità; nella sua stanza dove dorme con 4 persone non ha la luce, né la corrente, non ha internet e non può più studiare. E adesso?
Chiedere l’asilo in Svizzera non è un crimine, fuggire dal sistema d’asilo croato che non rispetta i diritti delle persone con passato migratorio non è un crimine! Come da tanto tempo e da più parti denunciato, la violenza della polizia croata ai confini ma non solo, le condizioni pessime di vita nei due centri d’accoglienza presenti sul territorio, le lacune procedurali importanti e il rischio di espulsioni illegali verso la Bosnia mostrano che la Croazia non è un luogo sicuro per le persone in cerca di protezione!
La Svizzera è complice di queste violazioni dei diritti fondamentali delle persone, e organizzando i voli speciali, commette a sua volta delle gravi forme di violenza di Stato sulle persone traumatizzandole ulteriormente e segnandole a vita. Tutti sono complici di queste violenze estreme fatte sulla pelle di Alisina e di tutte le altre persone: la SEM che emana le decisioni, il TAF che le conferma, i cantoni che eseguono le deportazioni, la polizia che arresta, i politici che stanno in silenzio. Una vergogna!
Basta! Vogliamo un’altra politica d’asilo, altre vie non solo sono possibili ma assolutamente necessarie, bisogna assumersi le proprie responsabilità e restare umani!
Chiediamo:
- il ritorno immediato in Svizzera di Alesina e delle persone che erano con lui e che le loro domande siano prese in carico dalla Svizzera dove hanno chiesto protezione;
- stop ai rinvii in Croazia e stop ai rinvii Dublino in generale perché è un sistema disumano che aggiunge violenza alla violenza e tratta gli esseri umani come cose.
Le amiche e gli amici di Alisina in Valle Verzasca
Collettivo R-esistiamo
Il collettivo Stop Dublin Croatie
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Comunicato stampa del 07.04.2025
Stop ai rinvii disumani in Croazia: Liberate Alisina dalla prigione amministrativa di Zurigo!
Alisina è un giovane afgano di 24 anni, abitava in Valle Verzasca in una pensione, da oramai più di due anni. In Valle, lo conoscevano quasi tutti: numerose sono le persone che lo vedevano apportare il suo aiuto come cameriere/aiuto cuoco alla pensione, partecipava ai differenti eventi organizzati dalle diverse associazioni locali, si stava integrando velocemente. Senza aver avuto diritto a nessun corso di lingua, ha imparato l’italiano e due volte a settimana andava a Locarno a insegnarlo a dei suoi compatrioti, la domenica andava a giocare a calcio. Durante la notte, seguiva a distanza dei corsi di bachelor in informatica online in una università americana. Il suo sogno era di diventare informatico e magari trovare lavoro in un’azienda a Zurigo. Sognava di rifarsi una vita, di avere un lavoro anche per aiutare sua madre e le sue 4 sorelle rimaste da sole in Afghanistan sotto il regime talebano, che nega ogni diritto alle donne. Un giovane uomo, pieno di risorse, volenteroso, pronto ad aiutare tutti.
Da mercoledì 3 aprile, la sua vita è finita, i suoi sogni si sono interrotti! Due poliziotti sono venuti a prenderlo, l’hanno svegliato mentre dormiva e l’hanno portato a Zurigo in prigione amministrativa, in attesa del rinvio forzato in Croazia. Nella sua testa tutto è diventato buio e tetro. Alisina martedì 8 aprile comincerà uno sciopero della fame, è terrorizzato all’idea di dover ritornare in Croazia, dove è stato più volte picchiato e maltrattato e ha vissuto in condizioni di vita pietose.
Da qualche anno, numerose associazioni denunciano il sistema d’asilo croato violento e razzista: caratterizzato da umiliazioni, furti, aggressioni sessuali, insulti xenofobi, condizioni di vita e igieniche malsane e promiscue, da un sistema di salute scandente e inadatto ad occuparsi dei bisogni e delle necessità mediche e psico-sociali delle persone con passato migratorio. La polizia croata arresta le persone, le imprigiona in qualche cella sotterranea, senza acqua né cibo ed effettua dei push-back illegali in Bosnia. Anche per chi chiede asilo, c’è il timore che la domanda non venga nemmeno considerata e si rischia di essere deportati in Bosnia o Turchia. I principi dello Stato di diritto non sono rispettati per le persone con passato migratorio e per loro La Croazia non è un luogo sicuro!
Le autorità svizzere, sia a livello nazionale sia cantonale, sono da tempo al corrente di queste gravissime violazioni dei diritti umani, ma continuano imperterrite a trattare le persone come oggetti, come pacchi da rinviare a destra e manca. E così continuano a effettuare i rinvii secondo l’accordo di Dublino anche verso la Croazia a ogni costo, rendendosi complici di numerose violazioni dei diritti fondamentali di queste persone.
Di fronte a questa spirale di violenza, noi siamo con Alisina e restiamo assieme a lui!
Domandiamo:
– la liberazione immediata di Alisina!
– l’applicazione della clausola di sovranità affinché la sua domanda d’asilo sia esaminata in Svizzera!
– stop a rinvii disumani in Croazia!
Le amiche e gli amici di Alisina in Valle Verzasca
Collettivo R-esistiamo
Il collettivo Stop Dublin Croatie
Fonti:
-OSAR, Conditions d’accueil en Croatie, rapport sur la situation des personnes requérantes d’asile et des personnes bénéficiant d’une protection en Croatie, Berne, février 2025.
– Solidarité sans frontières, Spirale de la violence : les renvois Dublin vers la Croatie et le rôle de la Suisse, Berne, juin 2023.