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AREA – Il Giornale di critica sociale e del lavoro
Autore Francesco Bonsaver
Un Primo d’agosto dal sapore fascista
A Lugano, dopo il corteo in Piazza Riforma dei giovani identitari svizzeri in compagnia di quelli italiani, in serata dalla Cattedrale due giovani comaschi inneggiano al Duce mentre visitano il campanile in compagnia di un prete condannato per abusi su minori.
Lugano pare esercitare un fascino morboso per i giovani nostalgici dei regimi di destra che portarono l’Europa e l’intero pianeta ai milioni di morti nella seconda guerra mondiale, oltre all’infamia dello sterminio programmato di popoli, omosessuali, nomadi, persone con disabilità, oppositori politici o chiunque la pensasse diversamente o differisse fisicamente dall’ideale immaginario della razza ariana.
Sul finire del pomeriggio del Primo agosto, poco prima delle orazioni ufficiali in Piazza Riforma, è comparsa una ventina di membri di Junge Tat, l’associazione di estrema destra svizzera capitanata da Manuel Corchia, urlanti slogan in inglese e anticipati da uno striscione con la scritta “Remigration”, la nuova parola d’ordine dei sovranisti di vari paesi.
A sfilare nel corteo indossando la “divisa” del gruppo (una maglietta bianca con la scritta “Local Patriot” affiancata dalla croce svizzera), c’era il comasco Andrea Ballarati (nella foto a destra), uno dei promotori del raduno sulla remigrazione dello scorso giugno a Gallarate. Identitari svizzeri e italiani la cui presenza congiunta in Ticino non era passata inosservata a inizio luglio, quando furono malmenati durante un loro incontro nell’alto Ticino. Stando al Corriere del Ticino, la polizia era al corrente del loro arrivo a Lugano il primo agosto, ma non è intervenuta.
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Quel giorno in città, i sovranisti svizzeri e quelli italiani non erano gli unici nostalgici fascisti. In serata, un giovane comasco dall’alto del campanile della cattedrale luganese di San Lorenzo ha voluto omaggiare il dittatore Mussolini a modo suo. Affinché il mondo ne fosse informato, il giovane ha postato sui social una foto che lo ritrae mentre esegue il saluto fascista, chiudendo il post con “viva il du”. Non è un errore, ha proprio scritto così. In sua compagnia, nella foto, un altro ragazzo pure lui in posa da saluto romano, seppur meno convinto dell’amico. Sullo sfondo dell’immagine, le campane della cattedrale luganese.
Al campanile avevano potuto accedere dopo aver inoltrato regolare richiesta alle autorità ecclesiastiche luganesi, dicendosi appassionati di campane. Alle 20 di ogni Primo Agosto, le dieci campane della cattedrale di Lugano suonano a lungo e tutte insieme, dando vita ad un concerto piuttosto raro e apprezzato dagli estimatori del genere.
Insieme ai due ragazzi, vi erano altri due giovani e un prete milanese, don Emanuele Tempesta. Quest’ultimo, il 28 maggio dello scorso anno è stato condannato a sei anni e sei mesi in primo grado dal Tribunale di Busto Arsizio per abusi sessuali su minori. Secondo quanto stabilito dai giudici, don Tempesta avrebbe abusato di cinque ragazzi con un’età dai sette agli undici anni frequentatori dell’oratorio, attirati a casa sua con la scusante di giocare alla playstation. Oltre alla condanna alla reclusione, la Corte ha imposto al prelato il divieto di avvicinamento a luoghi frequentati da minori per un anno. In attesa dell’esito del ricorso in Appello inoltrato dal legale del prelato, Tempesta era sul campanile luganese in compagnia di almeno due minorenni, uno dei quali era quello col braccio alzato.
Contattata da area, la curia luganese conferma di aver ricevuto “la richiesta inoltrata da un gruppo italiano di cinque persone amatoriali delle campane di poter salire sul campanile in occasione del concerto del primo di agosto. Grazie alla disponibilità di tempo dei sacrestani”, ha acconsentito “la salita sul campanile”. Da quanto appurato, ad aver inoltrato la richiesta non sono stati i due giovani protagonisti del saluto fascista e nemmeno il prete condannato per abusi sui minori, ma un altro componente del gruppo. La Curia non poteva dunque immaginare né le intenzioni dei giovani adoratori del duce, né la presenza del prete condannato per abusi. Se non fosse stata la vanagloria in epoca social a tradirli, le ombre nere avrebbero continuato a vagare e colpire nell’oscurità.