Pubblichiamo un comunicato rispetto alla condivisione dei 35mila franchetti a seguito dello sgombero e distruzione di parte dell’ex macello e alla situazione recupero materiali e aperture porte.
“Abbiamo quindi scelto di sostenere coloro che riconosciamo al nostro fianco, in quel “mondo in grado di contenere molti mondi”: nelle lotte internazionaliste, transfemministe e anti-patriarcali; nei movimenti di resistenza contro il razzismo, il neofascismo e il colonialismo estrattivista; nella complicità dei gesti, delle azioni e delle parole che affermano la riluttanza a ogni dominio autoritario, la diserzione allo stato e alle sue guerre; a sostegno di ogni embrione comunitario, per l’autonomia dal capitale e dal suo sfruttamento. A breve seguirà la lista dettagliata delle organizzazioni e dei collettivi a cui andranno suddivisi i 35mila franchi in questione”.
35’000 GRANELLI DI SABBIA NEGLI INGRANAGGI DEL SISTEMA CAPITALISTA
Le vicissitudini di questi ultimi anni seguiti allo sgombero e alla distruzione del nostro centro sociale, ci hanno portato ad ottenere, attraverso una battaglia legale, un risarcimento da parte del comune, con la conseguente possibilità di potere condividere tale somma con chi riteniamo possa farne buon uso nell’immediato. Certi e certe che tale uso sarà quanto di più fastidioso, lontano e opposto a quanto rappresentano il comune di Lugano e il suo mondo.
35mila franchi non sono esattamente come una di quelle rendite di cui dispongono i padroni globalisti che scorrazzano in questo territorio, alcuni dei quali molto prossimi agli scranni del municipio luganese. Non si avvicinano nemmeno lontanamente ai bonus di buona uscita di quei fallimentari manager a cui la politica liscia il pelo senza vergogna. Neppure sfiorano le cifre dei nostrani e recenti scandali, tipo “caso Hospita Ticino”, di cui i vertici ora tacciono, e non certo perché parlare con la bocca piena è maleducazione.
Ma 35mila franchi non sono nemmeno pochi. Abbiamo quindi scelto di sostenere coloro che riconosciamo al nostro fianco, in quel “mondo in grado di contenere molti mondi”: nelle lotte internazionaliste, transfemministe e anti-patriarcali; nei movimenti di resistenza contro il razzismo, il neofascismo e il colonialismo estrattivista; nella complicità dei gesti, delle azioni e delle parole che affermano la riluttanza a ogni dominio autoritario, la diserzione allo stato e alle sue guerre; a sostegno di ogni embrione comunitario, per l’autonomia dal capitale e dal suo sfruttamento. A breve seguirà la lista dettagliata delle organizzazioni e dei collettivi a cui andranno suddivisi i 35mila franchi in questione.
Come invece fin troppo facilmente ipotizzabile la nostra proposta di riavere uno spazio al posto del “vil denaro”, non è neanche lontanamente stata presa in considerazione: testimonianza della completa mancanza di volontà del municipio più a destra in Svizzera – quello che concede le autorizzazioni a manifestazioni neofasciste e che va a “dialogare” ufficialmente con esponenti di quella galassia – di riconoscere l’autogestione e la generale necessità di spazi.
“Ni modo pues”, come direbbero le compagne e i compagni delle comunità zapatiste in Chiapas.
Le possibilità di utilizzare i soldi per far nascere un eventuale progetto locale di auto- reddito o ridistribuirli sul territorio alle varie realtà sono state altrettanto considerate, ma ci siamo convinte di quanto, soprattutto in un momento storico come quello che stiamo vivendo, fosse più importante e urgente portare la nostra vicinanza a realtà
conflittuali di base dal basso, meno privilegiate, più represse, che praticano una forma di autodifesa collettiva. Realtà che difficilmente ottengono appoggi solidali, sia perché impegnate nel lavoro “sporco” quotidiano, sia perché al di fuori del circuito della solidarietà collettiva. In questo modo, il risarcimento ottenuto dal municipio di Lugano per lo sgombero e l’abbattimento del centro sociale, occupato e autogestito, Il Molino, non rappresenterà la chiusura di un capitolo, ma la gemmazione di altre e nuove lotte.
Rispetto alla ripresa del materiale presente all’interno dell’ex macello, il processo è in corso da qualche giorno. È particolarmente intenso rientrare in quello spazio, abitato per 21 anni da una lunghissima serie di attività, percorrenze, scambi e pratiche, e ancora così ben conservato. E non è neppure facile dover portar via parte del materiale senza un’attuale possibile alternativa. Ma anche per questo – per scacciare la nostalgia e vivere il presente – riteniamo importante che il tutto possa avvenire in un contesto di aggregazione.
Da un lato, ci piacerebbe che chi lo desidera possa portarsi via degli oggetti che hanno animato questo spazio, facendoli rivivere altrove. Dall’altro, vorremmo riaprirne le porte per permettere di riviverlo temporaneamente e per alcuni attimi, qui e ora, a tutte le persone che lo hanno attraversato per anni o per poco tempo e a tutte le persone che non lo hanno conosciuto e non hanno potuto godere della possibilità di vivere nella quotidianità con uno spazio occupato e autogestito, libero e degno, ormai quasi un lontano ricordo del tempo che fu. Una sorta di tensione verso il futuro, un’immagine concreta e determinata, per non dimenticare e per rilanciare immaginari, visto il deserto politico, sociale, culturale e aggregativo che ci circonda e ci avvolge da ormai troppo tempo.
In questo senso un abbraccio e un ricordo particolare va al compagno Gianka, unx dei promotori della prima occupazione agli ex Molini Bernasconi nel 1996, militante di Realtà Antagonista e del Collettivo Zapatista di Lugano, compagno degno e mai domo, sempre presente e sorridente, capace come pochx di leggere la situazione politico-sociale, che ci ha lasciato nei primi giorni di novembre. Allo stesso modo, un pensiero anche a Giampi, militante e editore anarchico ticinese, coeditore di Voce Libertaria, da sempre compagno appassionato e attento, assiduo frequentatore delle iniziative del Molino, che ci ha lasciato negli stessi giorni, come in un rituale collettivo di tristezza e di intensità dell’anno che va a spegnersi e delle tenebre che ci avvolgono.
Un pensiero pure al compagno Yorch “y a toda la banda”, compagno anarchico dell’Auditorio Okkupato Che Guevara dell’Universidad Autonoma di Città del Messico, sequestrato e poi ucciso ammazzato dallo Stato nelle patrie galere messicane.
Un saluto anche a Tommy, compagno che ci ha lasciato in questi giorni: “ciao Tommy sempre nel cuore assieme a Villa Brick Occupata.
Nel ricordo e nella determinazione bisogna andare oltre. Per coloro che non ci sono più al nostro fianco, per questo e non solo, per le nuove lotte a venire, rilanciamo quindi con l’apertura collettiva delle porte dell’ex macello, anche solo per qualche ora, per ridare nuova linfa alle lotte, per praticare autogestione, per trovarci tutte e tutti assieme, per non dimenticare quello che è stato, per ricordare le compagne e i compagni, per ribadire che comunque “altrimenti ci arrangiamo” e che uno spazio di libertà in questo cantone è ancora e più che mai necessario. Basta volerlo e basta farlo.
SABATO 20 DICEMBRE A PARTIRE DALLE 16.00, DOPO IL CORTEO IN SOLIDARIETÀ CON IL POPOLO PALESTINESE ORGANIZZATO DAL CUSP E DA GAZA ACTION E AL QUALE INVITIAMO TUTTE E TUTTI A PARTECIPARE, CI SARÀ UN PRIMO MOMENTO COLLETTIVO APERTO A TUTTE.
Come la glicine che ha continuato a crescere all’interno di quelle mura per tutti questi anni, continueremo a essere piante infestanti e ribelli, contro la devastazione e il saccheggio costante delle necropolitiche estrattiviste e assassine del capitale.
Volevano seppellirci non sapevano che eravamo semi. Que viva la vida y que muera la muerte!
Hasta siempre Gianka! Un abbraccio Giampi!
Solidarietà e vicinanza a tuttx coloro privatx della loro libertà. Contro sgomberi e repressione.
Palestina libera.
Molino vive!
1-10-100-1000 spazi occupati e autogestiti
SOA il Molino