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UDC E LA ”REMIGRAZIONE”

-Articolo del 10.05.24

-Di Antifa Bern

-Tradotto da Renverse.co

UDC E LA ”REMIGRAZIONE”

Tutti quanti parlano dei contatti tra Sarah Regez, responsabile della strategia dei Giovani UDC, e il gruppo Junge Tat. Ma non è l’unica politica a stringere la mano a membri di movimenti di estrema destra. Chi sono e qual è il problema? Lo scopriremo di seguito.

‘’Remigrazione’’ – termine di battaglia della Nuova Destra

2) nel paragrafo dopo la seconda foto, “David Trachsel” è l’ex presidente dei Giovani UDC Svizzera.

Il termine “remigrazione” è apparso per la prima volta nell’ambito delle discussioni della Nuova Destra negli anni Sessanta, ma è stato solo all’inizio degli anni Novanta, con l’ascesa del movimento identitario in Francia, che è diventato un termine di lotta per i neonazisti e i populisti di destra. In sostanza, rivendica l’espulsione di tutti i “non europei” dall’Europa.

Altri tre concetti importanti nel discorso della Nuova Destra sono legati alla “remigrazione”.

In primo luogo, una nuova concezione della cultura: essa diventa la caratteristica identificativa decisiva di un gruppo. Se durante il nazionalsocialismo si parlava di “sangue e terra”, oggi gli estremisti di destra parlano di “cultura”. Proprio come il sangue, la cultura di una persona non può cambiare secondo questa ideologia. Per loro, le persone non europee non potranno pertanto mai integrarsi o assimilarsi; rimarranno “estranee al loro ambiente”.

In secondo luogo, la migrazione non è concepita come un continuum storico, bensì come un processo controllato il cui scopo è quello di “sostituire” la popolazione europea. Secondo questo ragionamento, la migrazione costituisce un attacco alla cultura europea che deve essere contrastato. Poiché non esistono integrazione o assimilazione, tutte le persone “estranee” all’Europa devono essere espulse.

In terzo luogo, le strutture democratiche sono la porta d’accesso alla nostra società. L’integrazione delle persone migranti conferisce loro diritti politici. Secondo Martin Sellner, la mente di Identitaires, si tratta di una “arma biologica democratica”. Poiché le persone non europee sono fondamentalmente diverse, distruggerebbero la società europea dall’interno.

La narrativa della Nuova Destra è direttamente collegata a quella nazista, ma in termini diversi. Se i nazisti parlavano di “tedeschi”, oggi si parla di “europei bianchi”. Se nel 1940 i nazisti volevano trasferire tutte le persone ebree in Madagascar, oggi si tratta di deportare persone “estranee alla specie” in Africa centrale. Se i nazisti avevano designato l’“ebraismo mondiale” come burattinaio, oggi sarebbero i “globalisti” ad avere il timone.

Junge Tat e l’identità di destra

Lanciata con il nome di “Eisenjugend Schweiz” (Gioventù di Ferro Svizzera), nota per i suoi video di uomini incappucciati e famigerata per le sue letture di testi di Heinrich Himmler, Junge Tat ha avuto una notevole ascesa. Da un gruppo eterogeneo di giovani incappucciati, si è formato uno zoccolo duro attorno a Manuel Corchia, che sa permettemente come presentarsi ai media. Ora affermano in modo eloquente di non avere nulla contro le persone ebree e di essere attivisti pacifici. Hanno buoni contatti con esponenti politici affermati. Solo tre anni fa, i loro leader bruciavano ancora bandiere israeliane, interrompevano conferenze al grido di “Heil Hitler” e lamentavano “l’ebraismo bolscevico mondiale”. Facevano escursioni con i terroristi italiani di estrema destra, condividevano il manifesto degli attentatori di Christchurch e accumulavano armi da fuoco nelle loro case.

Oggi le azioni di Junge Tat si svolgono nel cosiddetto “campo politico”. Attraverso azioni di strada e una crescente presenza sui social network, riprendono e alimentano i temi e i dibattiti populisti della destra.

Le loro manifestazioni, le sessioni di boxe e le escursioni non hanno alcuna rilevanza politica e sono solo moderatamente frequentate. Il problema è rappresentato piuttosto dalla loro identità di attivisti virili, determinati e “anticonformisti”. Quest’ultima può essere ricondotta alla cultura politica dei populisti di destra. L’identità condivisa è alla base di un cameratismo che costituisce il fondamento di una “lotta culturale europea”.

Junge Tat e la Giovane UDC – One love?

I discorsi della Junge Tat, messi in scena nei media, trovano un eco presso i giovani UDC e l’UDC – in particolare per quanto riguarda i temi del genere, la wokeness e la remigrazione. Il termine “remigrazione” sarebbe probabilmente entrato a far parte del linguaggio dell’UDC anche senza Junge Tat. La destra europea è troppo interconnessa, e l’influenza delle teorie neo-destroidi sull’ UDC è troppo forte. Ma Junge Tat ha accelerato questo processo e ha trasformato il termine in un concetto mediatico alla moda.

Nel suo podcast, così come nelle interviste con altri esponenti della destra, Junge Tat spiega la strategia che utilizza per spingere il concetto di “remigrazione” nella società: attraverso i politici locali, in particolare l’UDC. Diversi politici stanno già introducendo il termine nel discorso e, secondo il loro piano, il concetto sarà presto discusso in modo più ampio.

Foto 1: Tobias Lingg, attivista di Junge Tat, e Jonas Streule, politico dell’UDC

Jonas Streule, presidente dell’UDC di Eggersriet, è uno di questi politici locali. È amico di Tobias Lingg, uno dei leader di Junge Tat, e partecipa alle manifestazioni con lui. Ad esempio, una manifestazione di oppositori alle misure della Corona* nell’autunno 2023 a Sissach.

O Maria Weggelin. Anche lei era attiva nell’opposizione alle misure COVID e alla fine è stata costretta a dimettersi dal ruolo di presidente dell’UDC di Winterthur a causa dei suoi stretti contatti con Junge Tat. Non è noto il motivo per cui sono state richieste le sue dimissioni, anche se Streule, che ha gli stessi legami, continua a ricoprire la carica e ha potuto candidarsi alle elezioni per l’UDC nel marzo 2024.

Un altro esempio è rappresentato da Joel Kaufmann, allora presidente dell’UDC di Buchs e vicepresidente dei Giovani UDC di San Gallo. Kaufmann è stato un membro attivo di Junge Tat e ha partecipato a numerose azioni. Come attivista, era in strada a sostenere gli estremisti di destra, mentre a livello politico, insieme al consigliere nazionale dell’UDC Mike Egger, ha fondato l’“Associazione per i confini sicuri”. È così che la retorica della Junge Tat ha potuto insinuarsi anche qui.

Carla Anaba Olinga-Holtz, UDC Dietikon, è un altro membro del partito che mantiene stretti contatti con i membri della Junge Tat. È ancora agli inizi della sua politicizzazione ed è un esempio dell’influenza esercitata dalla Junge Tat sulle persone giovani.

La strategia di servirsi dei politici locali ha (quasi) funzionato, almeno nel caso di Sarah Regez: probabilmente conosce gli attivisti di Junge Tat fin dai tempi del movimento di opposizione alle misure COVID – all’epoca come politica UDC ancora insignificante di Sissach. Nella primavera del 2023 ha partecipato a un incontro segreto con Junge Tat. Furono invitati anche il neonazista Martin Sellner e l’identitario di destra svizzero Stefan Thöny. Appena sei mesi dopo, Regez ha mancato per un soffio l’elezione al Consiglio nazionale, diventando responsabile della strategia dei Giovani UDC e disponendo così di un’enorme piattaforma attraverso cui trasmettere il concetto di “remigrazione” alla società.

Foto 2: Gli amici più stretti Wilhelm Wyss, Maksym Barda, David Trachsel e Martin Farkas (da sinistra a destra)

Ma grazie a David Trachsel, ex presidente deli Giovani UDC, Junge Tat ha anche un personaggio politico che ne diffonde i contenuti: già nel 2021, Trachsel posò in una foto con Maksym Barda, allora membro di Junge Tat. Negli ultimi anni, Trachsel ha ripreso il discorso di Junge Tat e lo ha diffuso nell’arena politica.

Il gruppo di estrema destra Némésis nella Svizzera francese è un’organizzazione equivalente a Junge Tat, ma ha già fatto il passaggio alla politica istituzionale. Ha molti legami con strutture di estrema destra e neonaziste come Junge Tat, Militants Suisses, Résistance Helvétique e La Hallebarde. Léa Sauchay, che lavora nella segreteria dell’UDC di Neuchâtel, è l’addetta stampa di Némésis e una delle sue menti.

Nel settembre 2023, il consigliere nazionale dell’UDC Jean-Luc Addor e l’allora presidente del partito UDC Marco Chiesa hanno posato per una foto con tre membre di Némésis. Jean-Luc Addor ha invitato il gruppo a Palazzo federale. Lo stesso Addor non è esente da precedenti: è stato condannato per discriminazione razziale. Dopo una sparatoria in una moschea che ha provocato un morto, ha scritto: “Ne vogliamo ancora! Nonostante le sue condanne, è riuscito a farsi eleggere al Parlamento federale come membro dell’UDC e ora invita volentieri gli estremisti di destra a unirsi a lui a Berna.

La strategia di Junge Tat di introdurre i suoi contenuti nel discorso pubblico attraverso i politici sembra funzionare, almeno in parte. La pandemia di Corona li ha certamente aiutati: molti contatti tra politici ed estremisti di destra sono avvenuti in occasione di eventi organizzati dagli oppositori delle misure.

Tuttavia, non è stata la Junge Tat ad inventare questa strategia. Il movimento identitario, che ha avuto molto successo in Austria, Francia, Italia e Germania, cerca di muoversi in questo modo da molto tempo. Questo approccio viene insegnato e professionalizzato durante i corsi di formazione a cui partecipano anche i rappresentanti di Junge Tat. Anche Martin Sellner, leader del movimento identitario, promuove questa strategia.

In Svizzera, Olivier Chanson, un attuario dell’UDC di Urdorf, che ha avuto una lunga carriera nel partito ed è regolarmente presente nelle sue liste elettorali, mantiene stretti contatti con gli ambienti identitari. Uno degli amici di Chanson è Stefan Thöny, attivista del movimento identitario e strettamente legato a varie strutture di estrema destra in Germania, Austria e Svizzera – anche con Junge Tat. Chanson usa da tempo il termine “remigrazione”. Mette in guardia con forza contro la “sostituzione della popolazione” ed è anche ben collegato agli ambienti degli oppositori delle misure COVID.

Attualmente UDC e Junge Tat si influenzano e traggono vantaggio l’uno dall’altro, anzi si stimolano a vicenda. Di conseguenza, i Giovani UDC si sono spostati significativamente a destra sotto la guida di David Trachsel. Dal marzo 2024, sono capeggiati dal duo Niels Fiechter e Sarah Regez.

Fiechter è un razzista condannato e descrive così il suo rapporto con Junge Tat alla SRF: “Sarebbe un errore per noi come partito prendere le distanze all’ingrosso da qualsiasi posizione, terminologia o persona. In linea di principio, parliamo con tutti […] Non abbiamo i paraocchi”. Attraverso tale affermazione, Fiechter vuole senza dubbio proteggere soprattutto la sua responsabile strategica Sarah Regez, con la quale ha anche una relazione. Ma molti altri politici dell’UDC stanno suonando la stessa musica. Ramon Hug, presidente dei Giovani UDC Argovia, è stato il primo a dichiarare nelle chat interne: “Dobbiamo essere onesti e riconoscere che il contenuto dei Giovani UDC è esattamente uguale al nostro”. Dopo l’ultima apparizione (vietata) di Martin Sellner in Svizzera, i rappresentanti dei Giovani UDC hanno fatto a gara per esprimere la loro solidarietà su X e Instagram. Ramon Hug in testa.

Si tratta di posizioni nuove per i Giovani UDC? Cosa c’è di diverso? Alla fine degli anni ’90, l’immagine di una persona indigena che dice “Non sono riusciti a fermare l’immigrazione, ora vivono nelle riserve” faceva già il giro nel panorama dell’estrema destra svizzera. Questa immagine, utilizzata all’epoca dal PNOS e dai Democratici svizzeri, riassume la paura della “grande sostituzione”. Da anni, i giovani UDC chiedono misure draconiane contro i cosiddetti “stranieri criminali”. L’unico cambiamento è l’eliminazione della parola “criminale”. Questa posizione può essere riassunta come “ fuori tutti gli stranieri”.