Manosfera, Incel e redpill: le sottoculture misogine dell’era digitale.
Con il termine “manosfera” (dall’inglese, manosphere) si definisce quello che ormai è a tutti gli effetti un movimento che nasce dalla fusione di differenti comunità digitali accomunate da una visione misogina (ma anche xenofoba, omotransfobica, abilista) del mondo.
Nata da una deriva del Movimento di liberazione maschile (che negli anni ’70 era dapprima affiliato al femminismo, riconoscendo quanto la società patriarcale soffocasse per molti aspetti anche il genere maschile; negli anni ’90 si separerà dal movimento radicalizzandosi verso posizioni apertamente antifemministe e misogine), la manosfera trova il suo spazio di evoluzione con l’avvento di Internet, dei primi forum online e delle comunità digitali come Reddit, 4chan, 8chan.
Queste comunità negli anni diventeranno sempre più numerose, e ciò avverrà per fisiologica risposta all’ampliamento dei diritti civili e sociali alle categorie marginalizzate, alla diffusione sempre maggiore del transfemminismo, alla nascita di community digitali progressiste avvenuta dal 2017 (con il MeToo) in poi. La manosfera si oppone fortemente ai principi dell’uguaglianza tra generi (e ne ammette unicamente due), e promuove una visione entusiastica della sottomissione femminile, che sfocia nell’esaltazione della violenza di genere e nel sessismo più spinto.
Negli ultimi anni, personalità come Andrew Tate, Nick Fuentes, Ben Shapiro, Joe Rogan diventeranno sempre più centrali nella diffusione delle ideologie misogine e violente della manosfera, ispirando sempre più influencer e forum che professano indisturbati teorie complottiste e violente, godendo anche dell’appoggio delle piattaforme digitali come Telegram, X, Facebook (che originariamente Zuckerberg crea proprio per classificare le studentesse di Harvard in base al loro aspetto fisico, in seguito a un due di picche ricevuto), Truth e Instagram.
I legami della manosfera con i movimenti di estrema destra sono ormai un dato di fatto: i partiti di ultradestra si sono serviti di queste comunità digitali per guadagnare un bacino di elettori sempre più vasto e i voti e le preferenze politiche dei giovani uomini inglesi, tedeschi e statunitensi ne sono una dimostrazione pratica. Nella manosfera si possono trovare più sottogruppi -sottoculture- di cui stiamo sentendo parlare sempre di più.
Una su tutte è quella degli incel, termine nato dalla crasi di “involuntary” e “celibates” ovvero “celibi involontari”. Il movimento incel infatti nasce dalla frustrazione del non sentirsi parte della società patriarcale che vuole ogni uomo virile e iper performante. Questa frustrazione nasce anche dalla condizione del celibato, che sarebbe -a detta degli incel-imposto loro dalle donne, colpevoli di essere arriviste, attratte unicamente dall’estetica, dai soldi e dal potere.
Secondo l’ideologia incel, le donne possono sempre scopare, anche se “brutte”. Per questo sarebbero avvantaggiate nella società. Il movimento sfrutta (in modo errato, propagandistico e retorico, proprio come i partiti di ultra destra) il determinismo biologico per giustificare l’odio verso il genere femminile. Le donne, nei forum incel, vengono chiamate “non persone”, sottoposte a voti e classifiche, a violenze come condivisione non consensuale di materiale intimo, stupri digitali, condivisione di informazioni private (in gergo: doxxing).
Gli incel si percepiscono come svantaggiati nella società per non riuscire a ottenere relazioni romantiche e sessuali con le donne e per non riuscire a soddisfare i canoni imposti agli uomini dalla società patriarcale. Ma anziché smantellare questa sovrastruttura, incolpano le donne della loro condizione e cercano in ogni modo (lecito e illecito) di manipolare le donne per fare sesso con loro.
Questo emerge chiaramente dal manifesto (141 pagine) del 21enne Elliot Rodger, scritto nel 2014 poco prima di commettere una strage a Isla Vista, California. Non è l’unico incel ad aver commesso una strage: sono infatti numerosi i legami tra manosfera e attacchi di stampo terroristico suprematista. In Italia nel 2022 viene arrestato Andrea Cavalleri, che professava sul web proprio gli stessi intenti di Rodger e di Traini.
Il fanatismo di Incel e manosfera viene spiegato dalla teoria “Red pill”, ovvero “pillola rossa”, in riferimento al film Matrix delle sorelle Wachowski: questo termine metaforico, secondo le idee della manosfera, starebbe a rappresentare coloro che, come il protagonista di Matrix, scelgono di non fidarsi della società e del lavaggio del cervello a cui questa ci sottoporrebbe quotidianamente.
Perciò, in questa visione paranoide e complottista, le donne sarebbero bugiarde e potenti, i media corrotti, gli ideali progressisti fasulli, le paure e minacce sociali solo strumenti di propaganda mirati all’emarginazione maschile. Proprio intorno a questi termini si sviluppa il secondo episodio di Adolescence, la serie di Netflix che sta facendo così discutere in Italia. E finalmente, oserei dire. Perché le community incel e la manosfera sono gigantesche anche nel nostro paese, e lo sono da anni.
Secondo uno studio della Commissione europea del 2022, l’Italia è al quarto posto in Europa per numero di incel. E la giovanissima età degli appartenenti a questo fenomeno pone dei doverosi quesiti, che il movimento femminista porta avanti da molti anni. Come proteggere i bambini e i ragazzi da queste ideologie distruttive e violente? Come allontanarli dalle fake news e da questi coacervi di mascolinità tossica digitale? Come promuovere integrazione e sviluppo di un sé emotivamente sereno? Come far loro accettare la propria sessualità, come far loro comprendere i concetti di consenso, rispetto, corpo e parità di genere? La risposta è ahimè politica. Dico ahimè perché la prevenzione scolastica è ancora oggi osteggiata dalla destra e dal nostro governo. Ma questo, se ci pensate, è fisiologico: i partiti di estrema destra sono proprio quelli che possono sopravvivere grazie ai voti dei giovani appartenenti alla manosfera. Idem le piattaforme digitali, ben lontane dalla responsabilizzazione. Serve prevenzione ma finché non la avremo, occorre sensibilizzarci al meglio come famiglie e comunità sui pericoli del web per i nostri giovani e giovanissimi.
Di Carlotta Vagnoli