FIGURINE DA STRAPPARE
(simpaty for Mimmo Rotella)
Più che da ridere ci sarebbe da piangere, ma lasciamo volentieri piangere chi ancora nutriva un briciolo di fiducia nel municipio di Lugano o nelle istituzioni in generale.
Piuttosto ci piacerebbe sapere quale inscalfibile “reputazione istituzionale” sia stata indebolita secondo la municipale liberale Valenzano Rossi. Quella delle demolizioni illegali notturne o quella delle inchieste per abuso di autorità? Quella delle autorizzazioni ai cortei di gruppi neonazisti o quella che sostiene Gerusalemme “capitale dello stato d’Israele”, l’apartheid e il genocidio del popolo palestinese? O forse, ancora, a quella delle trattative fasulle per uno spazio autogestito, da lei avviate nel cuore delle notte durante l’occupazione delle scuole di Viganello nel 2023, per ripulirsi l’immagine dalla sua denuncia penale, in cui rientrava anche la possibilità di riprendere il materiale dall’ex macello, senza nessun controllo?
Per quanto ci riguarda, la reputazione istituzionale dell’attuale municipio, già presente all’epoca dei fatti, è già stata ridotta a un cumulo di macerie 4 anni e mezzo fa. Quelle macerie che per volontà dello stesso municipio di Lugano debbono essere rimosse per lasciare posto all’inutile e costosissimo (oltre 26 milioni di franchi) progetto matrix, ennesimo favoritismo alla cricca ciellina in quota Usi, che spadroneggia nell’ambito della formazione in questa città.
La credibilità istituzionale è quella di un sindaco che blatera di “assunzione di responsabilità” per un accordo preso tra le parti legali da tempo e che si scorda che effettivamente lo sapeva anche lui, mentre il municipale leghista da tastiera Quadri rivendica il risarcimento per il dissequestro delle macerie elargito dietro copertura di una polizza assicurativa.
Questa è la reputazione del municipio di Lugano e queste sono le sue figurine.
Certo, averli visti dapprima così in difficoltà e poi totalmente silenti nonostante la massa di gente che in questi giorni si è riversata all’ex macello e dopo una situazione da loro creata, è quasi comico, tanto più che il tutto sta avvenendo in un quadro legale, come dovrebbe piacere alle cosiddette istituzioni. Chiariamo quindi la questione delle chiavi dell’ex macello: non sono cadute dal cielo, sono state concesse da un accordo, con tanto di ricevuta, preso tra l’avvocato del municipio Brunetti e quello dell’Associazione Alba in cui – indicativamente – entro il 15 novembre (data poi estesa tra le parti) si sanciva che avremmo ripreso le cose, senza nessun limite di orari, né di quantità di persone, né di modalità e senza nessun tipo di supervisione, se non con la partecipazione di chi quell’esperienza ventennale l’ha vissuta. Se poi le persone che l’hanno vissuta sono molte e la cosa spaventa ancora una città ormai disabituata a vedere persone che si divertono, che godono e che si prendono cura le une delle altre in uno spazio di lotta e conflitto e in un clima libero ma non liberalizzato, degno ma non commercializzato, è un dato di fatto che prima o poi qualcuno dovrà assumersi. Ribadiamo però che cultura indipendente non significa autogestione e che le due legittime rivendicazioni non contemplano le stesse questioni. Sarebbe ora di smetterla di parlare dell’una per riferirsi all’altra, nell’ennesimo tentativo di mischiare, confondere e deviare (vedi articolo 29.12 laRegione).
Come però assicurato, oggi lunedì 29 dicembre, riconsegneremo le contese chiavi, dopo 3 momenti intensi, emotivamente ma non solo, fortemente partecipati e che difficilmente usciranno dai cuori e dalle menti di chi è passato anche solo per un attimo: tra chi quello spazio già lo conosceva e chi non l’aveva mai visto e ne solcava la soglia con un sorriso e uno sguardo di completo stupore e fascino. Di fatto, una sorta di rito collettivo di intensità e buona vibra, di lotta e di conflitti, di tenerezze e di ammiccamenti, che una volta di più va a rimarcare il completo vuoto e la disastrosa mancanza di spazi vitali e aggregativi dove organizzarsi in forma autonoma e libera in questo territorio. O anche un atto dovuto a tutte e tutti, per permettere, a coloro che ne avevano la voglia, di rientrare in quelle mura ancora vive e piene di sogni. E vedere nuovamente il municipio in difficoltà per una situazione che non sono in grado né di gestire né di voler affrontare, proprio perché incapaci di riconoscere una realtà che esiste, vive e lotta come in qualsiasi agglomerato mondiale e che soprattutto non si estinguerà, né con la repressione, né con le ruspe, continuando a essere granello di sabbia negli ingranaggi della macchina, fa particolarmente piacere.
Un pessimo editoriale apparso poco tempo fa su La Regione – in cui si attaccava Francesca Albanese per le sue posizioni in difesa del popolo palestinese e per le sue condivisibili dichiarazioni dopo la visita di alcuni attivisti al quotidiano La Stampa a Torino per cui, con l’ennesimo pretesto, uno spazio sociale e politico è stato sgomberato – si riferiva, con profondo disprezzo, a una “politica delle figurine” per indicare l’inadeguatezza delle posizioni della relatrice ONU, troppo radicale e perentoria. Un attacco decisamente fuori luogo e maldestro che si rende complice degli attacchi della lobby fascista israeliana e nella generalizzazione di un antisemitismo strumentale e di facciata.
A noi sembra invece che le figurine siano altre e come diceva qualcuno “sono intorno a noi e in mezzo a noi”: figurine sbiadite e consunte che con le loro affermazioni, bugie e affari diffondono ogni giorno la visione dell’odio, dell’avidità, dell’accumulo, della guerra, del manganello, delle chiusure, del disprezzo. È forse giunto il tempo di sbarazzarsene e strapparle definitivamente, così da trovare nuovi immaginari per pensare una vita comune degna, solidale, di cura e sicurezza per tutte e tutti.
Pubblicheremo a breve la lista dei soldi (35’000.-) elargiti dallo stesso municipio per non entrare nel merito di uno spazio per l’autogestione e che utilizzeremo per sostenere realtà che riteniamo essere affini alle nostre idee di solidarietà. Chissà se ci sarà tempo per nuove risate o pianti o imbarazzi. Vedremo.
Nel frattempo continuate pure a sgomberare spazi, a costruire muri, a concedere autorizzazioni ai fascisti, a “dialogare” con loro, a voler mettere al bando “il movimento antifa” (sic!), a chiudere piscine, a programmare ennesimi grandi poli inutili e costosi, a distruggere il territorio, a privatizzare qualsiasi spazio pubblico, a costruire banche e fiduciarie, ad abbattere case, a ignorare la mancanza di spazi, a sostenere lo stato di Israele, a creare la super città dei ricchi, a sguazzare nei vostri scandali, bugie e intrallazzi.
Noi qui siamo e qui resteremo.
E ancora una volta sapremo arrangiarci altrimenti e a modo nostro.
Contro ogni sgombero e repressione, solidarietà e vicinanza a chi è privato della propria libertà,
SOA il Molino
