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RIFLESSIONI SULLA CONFERENZA ”LA DISTRUZIONE DELLA LIBERTÀ IN NOME DELLA LIBERTÀ? IDEOLOGIA DEL GENDER”

Qualche riflessione sull’annullamento della conferenza La distruzione della libertà in nome della libertà? Ideologia del gender: parliamone.

Nelle ultime settimane in Ticino si è parlato molto di questioni legate al genere e all’orientamento sessuale. È ormai evidente come anche in questo cantone la questione sia diventata uno dei cavalli di battaglia di alcuni partiti ed associazioni con posizioni molto conservatrici sul ruolo della famiglia e della sessualità all’interno della società.

Dapprima con la polemica per alcune righe dedicate al tema nell’agenda scolastica 2023/2024, e poi con la vicenda della conferenza intitolata La distruzione della libertà in nome della libertà? Ideologia del gender: parliamone, che avrebbe dovuto svolgersi al Cinema Lux di Massagno, ma che per fortuna è stata annullata a seguito di una protesta online che ne ha denunciato i contenuti estremamente omo-lesbo-bi-trans-fobici e sessisti. Anche se gli organizzatori hanno ribadito la volontà di riproporla in luogo e data da definire…

A costo di essere pedanti, crediamo sia necessario ribadire alcuni punti e fare prova di un minimo di onestà intellettuale per abbordare questo tipo di argomento… cosa che purtroppo in un primo momento non abbiamo trovato in quasi nessun mezzo di informazione che ha seguito questa vicenda in questi giorni.

Nota positiva: da più parti si sono alzate voci coraggiose di associazioni e singoli individui che hanno portato contributi importanti, come quelli di Io l’8 (con un presidio di un centinaio di persone sabato 9 settembre a Lugano) e il testo di Christina Rosamilia pubblicato sulla regione, di cui consigliamo vivamente la lettura. (https://naufraghi.ch/mi-sarei-sentita-meno-sbagliata/).

Negli ultimi decenni, in reazione alle lotte e alle rivendicazioni dei movimenti femministi e LGBTQI+ (acronimo di lesbiche, gay, trans, queer, intersex più tutte le identità non citate) a livello internazionale, una parte della destra e del cattolicesimo più conservatore hanno diffuso una lettura distorta di alcuni termini (come il genere) stravolgendone il significato originario e diffondendo nel dibattito pubblico varie teorie complottiste che fanno leva sull’omofobia latente nella nostra società. Alla base di queste, l’idea che esista una fantomatica “lobby gay” (e per estensione LGBTQIA+ e femminista), che vorrebbe traviare e confondere le giovani generazioni facendo il lavaggio del cervello attraverso l’educazione sessuale nelle scuole, con la conseguente distruzione della famiglia tradizionale…

Usando toni e atteggiamenti che in parte ricordano quelli di chi solo qualche decennio fa anche in Svizzera era contrario al diritto di voto per le donne, la destra più reazionaria ha messo in atto varie strategie per contrastare la ricerca di maggiori diritti, dignità e libertà delle soggettività oppresse e discriminate in una società fortemente patriarcale ed eterosessista. Allo stesso tempo, ha preso d’assalto alcuni diritti conquistati in decenni di lotte dai movimenti femministi, come ad esempio il diritto di abortire (vedi movimenti “Pro-Vita” in Stati Uniti e altrove). A queste teorie hanno dato molta visibilità partiti e governi di estrema destra come quello di Giorgia Meloni in Italia, Donald Trump in Stati Uniti, Viktor Orban in Ungheria. Alle nostre latitudini vengono promosse più o meno  esplicitamente da partiti come UDF, UDC, Lega dei ticinesi, Helvethica e Amici della Costituzione e da ambienti neofascisti e neonazisti.

Silvana De Mari e Gianfranco Amato, i due personaggi invitati da Helvethica e Amici della Costituzione come relatori a Massagno, sono due rappresentanti di queste posizioni che da anni diffondono discorsi di odio contro le persone LGBTQI+ e non solo nelle loro conferenze e pubblicazioni. Ad esempio De Mari nelle sue tesi deliranti afferma che l’omosessualità non esiste e che “(…) nelle pratiche di iniziazione del satanismo esiste il sesso anale”. Gianfranco Amato invece è a favore delle “terapie riparative” e di “riorientamento sessuale” per le persone lesbiche, gay e bisessuali, volte a modificare l’orientamento sessuale, che hanno portato a innumerevoli casi di suicidio di pazienti in diverse parti del mondo e ritenute assurde dalla stragrande maggioranza della comunità scientifica. Ecco chi hanno pensato di invitare gli Amici della Costituzione e Helvethica per “offrire alla popolazione la possibilità di interrogarsi sulla realtà della teoria di genere e sui suoi risvolti nel mondo dell’educazione”.

Basterebbe un minimo di ricerca online per capire di che tipo di persone si tratta e di che posizioni nauseabonde si fanno promotrici.

Leggendo il comunicato diffuso da Helvethica in seguito alla decisione di annullare la conferenza, in cui si fanno grandi proclami sulla libertà di espressione e interesse di docenti e genitori di dibattere sull’argomento, una domanda viene spontanea: ma tra tutte le persone che avrebbero potuto invitare come relatrici (persone direttamente interessate, o anche solo espertx del mondo accademico e non, associazioni, docenti, autori/autrici di libri sull’argomento, ecc) perché scegliere proprio questi due personaggi noti per le loro posizioni omofobe e vicini agli ambienti ultra-cattolici e neofascisti? Con che faccia tosta chi pochi giorni prima sollevava una polemica per 10 righe in un’agenda scolastica che affrontano solo molto genericamente la delicata questione dell’identità di genere nell’adolescenza, accusa poi chi protesta contro questa conferenza di “non rispetto della libertà di espressione”? E a proposito di censura, crediamo che la non distribuzione dell’agenda scolastica da parte di un’istituzione come la Città di Lugano per motivi politici ed ideologici sia alquanto sconvolgente e preoccupante, ed un campanello d’allarme sui tempi che corrono…

Viene quasi da rimpiangere la primavera del 2018 e l’operazione di marketing arcobaleno della stessa città (qualcun* ha detto pinkwashing?), con l’ex sindaco Marco Borradori in prima fila a difendere il Pride perché “dobbiamo tutti poterci sentire liberi di vivere spontaneamente…”.

Invitare due relatori come Adinolfi e De Mari senza nessun contraddittorio non significa mettere le basi per un dibattito pubblico costruttivo su “tematiche delicate”, ma fare una scelta di campo a priori schierandosi dalla parte di chi condanna come “contro natura” e immorali determinati orientamenti sessuali e determinate categorie di persone, con conseguenze reali sulla pelle di esseri umani reali. Vuol dire promuovere una concezione patriarcale ed essenzialista della società, secondo la quale le donne dovrebbero sempre rimanere uno scalino più in basso degli uomini e al loro servizio. Opprimendo qualsiasi altra identità che non rientri in questa presunta normalità imposta. Tra chi dà spazio e diffonde questi discorsi e chi vi si oppone, chi è intollerante?

 Soa il Molino