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SPECCHI DI DOLORI E RESISTENZE. BASTA ALLA GUERRA CONTRO I POPOLI DEL MONDO BASTA CON LA DEVASTAZIONE E IL SACCHEGGIO DEI TERRITORI autonomia – resistenza – autogestione

07/10/23 – Comunicato SOA il Molino

SPECCHI DI DOLORI E RESISTENZE.
BASTA ALLA GUERRA CONTRO I POPOLI DEL MONDO
BASTA CON LA DEVASTAZIONE E IL SACCHEGGIO DEI TERRITORI
autonomia – resistenza – autogestione

TIC-TAZ.
Ya llegò la hora. È giunta l’ora.

Così scrissero vari anni fa le compagne e i compagni del Consejo Nacional Indigena (CNI) – ospitatx
allo spazio La Nocciola di Bellinzona, mercoledì scorso 4 ottobre, in una gremita e attenta sala – denunciando la pesante guerra di sterminio che le popolazioni native subiscono in Messico, devastate dall’alleanza del terrore tra Stato, Multinazionali, Esercito e Crimine Organizzato con lo scopo di privatizzare, controllare e sfruttare i territori.

Il tempo di un acquazzone estivo. Breve e intenso. Grandinante.
Tanto tuonò che piovve, dicemmo allora.
Ed è proprio da quel temporale, da quel posto che, come gramigne, ricominciamo l’estensione.

Onda tropical di suoni distorti, mai domi.

Due mesi dopo e nulla sembrerebbe cambiato: gli spazi rimangono vuoti, abbandonati, disabitati, non utilizzati. Le guerre continuano, nuovi muri razzisti s’innalzano e le politiche capitaliste producono imperterrite morti nel Mediterraneo, sul lavoro, nei territori. E uomini a uccidere donne*.

Pure la stagione allo studio Foce ricomincia.
E finestre sempre ancora scricchiolanti e traballanti.

Ma il tempo di una tempesta porta una frontiera blindata a Chiasso e l’allarme invasione delle destre fasciste al governo a braccetto col centro; un municipio di Lugano che vota compatto per non distribuire l’agenda scolastica (6 favorevoli, una contraria!); il PS cittadino che si allea coi comunisti primanostristi – quelli che il gender è un’invenzione americana, quelli della Svizzera neutrale con l’UDC, quelli che i
curdi sono agenti filo americani – ; una Lugano che si ritrova (nel solo centro cittadino) 385 camere di videosorveglianza attiva; l’ennesimo devastante aumento di cassa malati; personaggi improponibili che tra Chiasso, Bellinzona e Lugano predicano nuove ramine e pulizie etniche e amori binari senza l’utilizzo del “orifizio satanico” (che porta malattie e depravazioni); il solito consigliere di stato che straparla di “troppa democrazia” (lui che vorrebbe castigare e punire – come astutamente orchestrato con lo sgombero e distruzione di parte dell’ex macello due anni fa – ogni cosa non conforme).

Senza enfasi e con occhi aperti attenti vien da dire che la catastrofe corre spedita lungo i binari della paura, della devastazione e del saccheggio.

Nel mentre, qui, là, ovunque, popoli e territori continuano ad arrangiarsi e a resistere.
Unica via probabile nel disastro globale.
Anche noi continuiamo ad arrangiarci. E oggi, il lago, ci ha fatto trovare una finestra aperta.
Non demordiamo. Che il giorno – la hora – verrà.
E non smettiamo d’infestare e di bruciare sui roghi.

Domenica scorsa siamo ripartite dal piazzale delle ex scuole con un teatro che rimanda a strane analogie,
tra macerie e omissioni. Abbiamo proseguito, mercoledì scorso – tra emozione, intensità e dignità – con i dolori e le resistenze del Congreso Nacional Indigena.

Da oggi, sabato 7 ottobre dalle ore 14.00 – per un varco temporaneo limitato a un giro di orologio – ci riprendiamo l’ennesima struttura abbandonata, lasciata all’incuria e all’abbandono. L’ennesimo esempio di speculazione – privato questa volta – negato a una possibile collettività. Uno spazio che non permette l’accesso pubblico al lago e che potrebbe essere messo a disposizione – esempio tra i tanti – per ospitare, in condizione dignitose, persone in fuga da guerre, miseria e catastrofi, al posto di ammassarle in bunker
o in centri chiusi e inabitabili. Terra di un confine volutamente dimenticato – la ricca zona di Gandria – che vive una frontiera invisibile,
crepa surreale nel panorama disastroso delle migrazioni globali. Non tutte le frontiere hanno lo stesso impatto e visione sul mondo. Non tutte le frontiere estendono la stessa scia di morte. Tra suoni, dibattiti, immagini, incontri, amori fugaci, resistenze, specchi e dolori, pretendiamo ridare vita all’ennesimo contenitore abbandonato, ribadendo che gli spazi ci sono, vanno ripresi, abitati e vissuti. Dalle 14.00 ci troveremo all’imbocco del sentiero di Gandria. Partiremo da una tavola rotonda sulla devastazione e saccheggio dei territori con un intervento sulla situazione locale tra grandi progetti (raddoppio Gottardo, Polume, ecc.), frontiere militarizzate, aumenti dei costi della vita (su tutti la cassa malati: solidarietà alla manifestazione di Bellinzona) e securizzazione del territorio. Seguirà l’esperienza della lotta contro la privatizzazione estrattivista dell’acqua in Val di Pellice in Italia, la resistenza contro il mal chiamato Tren Maya in Messico e l’opposizione al progetto di geotermia profonda nel Giura. L’occupazione temporanea vuole anche essere un’azione di solidarietà con la mobilitazione globale del 12 ottobre – data nella quale nel lontano 1996 si occupò per la prima volta uno stabile abbandonato a Lugano, gli ex Molini Bernasconi (…) – lanciata dalle compagne e i compagni messicanx per rivendicare la fine della guerra contro i popoli del Messico e nel mondo.

Senza giustizia, nessuna pace.
Solidarietà con la compagna antifascista in carcere a Budapest.
No Border, No Nation.
Antifascismo e antirazzismo sempre e ovunque.
Ci si vede nelle strade,

SOA il Molino