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UN’ATTIVISMO EFFICACE NON SARÀ MAI “PACIFICO” E DOVREMMO SMETTERE DI USARE QUESTA PAROLA

-Traduzione di un articolo del 06.05.24

-Di Ayesha Khan, Cosmic Anarchy

 UN’ATTIVISMO EFFICACE NON SARÀ MAI “PACIFICO” E DOVREMMO SMETTERE DI USARE QUESTA PAROLA

Che cosa significa per voi la parola “pace”? Cosa deve fare una persona per essere considerata “pacifica” o “violenta”? Gli imperi coloniali e capitalisti sono pacifici? Le persone possono smantellare i sistemi oppressivi armati di poliziotti e militari rimanendo pacifici? È possibile realizzare azioni efficaci se esse non sconvolgono lo status quo?

Che cosa significa esattamente pace? Voglio che qualcuno la definisca, la descriva, me la spieghi nei minimi dettagli. Che me la mostri. Perché tutto ciò che sento riecheggiare nella mia mente sono le urla strazianti della madre palestinese che afferra il corpo flaccido e senza vita del suo bambino (o dei suoi bambini) o del padre che ulula al cielo mentre cerca la sua famiglia sepolta sotto le macerie. Non ho mai capito la parola pace, così come non ho mai capito la parola nonviolenza. Ma so che questi termini sono soggettivi e che la maggior parte delle persone usa le definizioni stabilite dai sistemi e dagli Stati capitalisti e coloniali.

È giusto etichettare lx manifestanti come pacificx o non pacificx o violentx o non violentx quando questi imperi stanno massacrando intere comunità e uccidendo lentamente tuttx noi?

Oltre 40.000 persone palestinesi sono state massacrate negli ultimi 7 mesi. Gaza è stata rasa al suolo dalle bombe fabbricate con i nostri soldi. Mentre scrivo si sta verificando un’orribile invasione a Rafah. Quando si esaltano le “proteste pacifiche”, quale pace stiamo cercando di proteggere o mantenere esattamente? Di chi è la pace che stiamo preservando? E di chi stiamo prolungando la morte e il genocidio sforzandoci di essere “pacifici”?  Bisognerebbe restare in pace quando si ha uno stivale della polizia sul collo? Bisognerebbe restare pacificx quando un cecchino israeliano ti punta alla testa? Bisognerebbe essere pacificx quando il proprio popolo viene sterminato? Bisognerebbe essere pacificx quando si viene affamati da un colonizzatore in un campo di concentramento? Dovrebbe rimanere pacifica la madre che ha perso tutti i suoi cinque figli nello stesso momento? Il padre che ha perso i suoi 30 membri della famiglia quando la sua casa è stata bombardata mentre lui era fuori a cercare cibo, dovrebbe essere pacifico? Voi sareste pacificx?

Quale livello di urgenza o grado di buona educazione sono accettabili quando qualcunx cerca di svolgere il proprio ruolo nel fermare un genocidio? Lo Stato coloniale sionista decapita bambinx, tortura anzianx, aggredisce ragazzi e uomini davanti alle loro famiglie, travolge persone con i carri armati riducendo i loro corpi a una poltiglia irriconoscibile di carne, massacra decine di migliaia di palestinesi e fa vedere al mondo i loro corpi mutilati, senza testa e senza arti e i volti dei loro parenti incapaci, mortificati e a malapena sopravvissuti. Gli esseri umani che assistono a tutto questo, dall’altra parte degli oceani, scossi, arrabbiati, spinti a fare qualcosa, dovrebbero rispondere pacificamente?

Oppure, la pace è tutta una menzogna? Che cos’è la pace in un mondo pieno di povertà, iniquità, genocidi coloniali e sfruttamento capitalistico? Dov’è la pace in un mondo in cui il capitalismo priva le persone del diritto di vivere? Cosa c’è di pacifico quando le persone non hanno diritto a cibo, acqua, riparo e cure? Non fraintendetemi, ho trovato immensa gioia, serenità e soddisfazione nella comunità, ma questa “pace” che i sistemi oppressivi pretendono di proteggere, QUELLA pace non è altro che il mantenimento di uno status quo violento e genocida. La “pace” che questi imperi cercano disperatamente di conservare è rappresentata da un sistema in cui hanno il potere di opprimere, sfruttare, controllare, manipolare, brutalizzare violentemente, sottomettere, assassinare e/o mutilare le classi lavoratrici del mondo. Chiunque minacci effettivamente questo potere viene etichettatx come “violentx”.

Elogiare chi protesta in modo pacifico inevitabilmente demonizza chi manifesta il proprio dissenso diversamente, ‘’spingendosi oltre’’. Se “nonviolenza” è un termine usato esclusivamente con una connotazione positiva, significa che la violenza dei sistemi oppressivi viene considerata accettabile, mentre quella delle persone oppresse che osano insorgere viene demonizzata.

È ora di smetterla di accostare la parola “pacifica” al termine protesta sperando che questo ci conferisca una superiorità morale. Non mi interessa cosa fanno i nostri giovani per protestare contro il genocidio coloniale. Non ho bisogno che siano pacifici. I nostri giovani meritano di essere trattati con dignità. Meritano di avere il diritto di vivere. Stanno lottando attivamente per costruire un mondo migliore. La parola pace è un codice che indica il “non agitare troppo le acque”. La pace non è interrompere lo status quo genocida. La pace è una performance concessa solo ax privilegiatx. La pace è non fare nulla. NON VOGLIAMO LA PACE, VOGLIAMO LA LIBERAZIONE.

Come pensate che appaia la resistenza palestinese sul campo quando applaudiamo selettivamente solo lx “manifestanti pacificx”? Stanno combattendo in prima linea contro imperi coloniali e brutali alleati che stanno annientando il loro popolo. Non si preoccupano di essere pacificx perché non si può esserlo quando si ha un cappio al collo. Non hanno scelta. Devono reagire. È ora di accettare che forse questa è anche la nostra battaglia. Questi imperi ci stanno uccidendo lentamente e non mi importa della pace. La liberazione non è un processo pacifico, ma è una lotta giusta. Se lottate veramente, umilmente, con tutto il cuore per la liberazione collettiva, beh, allora la vostra moralità è alle stelle. Non c’è bisogno di dipingere sé stessx come innocui.

Spero che incuteremo timore nel cuore degli imperi. Spero che li terrorizzeremo. È chiaro che hanno paura perché la loro fine è vicina. Non c’è niente che li spaventi di più delle persone che costruiscono comunità e finalmente si rivoltano insieme. Spero che questi imperi capitalisti e coloniali violenti e brutali ci considerino pericolosi, perché il giorno in cui mi vedranno innocua e pacifica sarà il giorno in cui avrò venduto la mia morale. Amare il proprio popolo significa lottare per esso con ogni mezzo necessario. Amare la terra significa lottare per essa con ogni mezzo necessario. I mezzi devono incarnare i NOSTRI valori, non ricreare l’oppressione o incarnare i valori dell’oppressore.

Voglio che ricordiate che un mostro si accanisce soprattutto quando ha paura, quando percepisce l’imminente caduta, quando sa di avere i giorni contati, quando sa che la fine è vicina. Ha bisogno di agitarsi violentemente e di cercare di causare il maggior numero di danni possibile. I mostri qui sono gli imperi coloniali oppressivi, dagli Stati Uniti a Israele, ogni istituzione/corporazione al loro interno e i loro soldati. Sanno che la fine è vicina. Useranno ogni strumento violento a loro disposizione, si agiteranno e cercheranno di distruggerci, ma sappiate che questi codardi sono terrorizzati da noi. Non lasciate che questa repressione semini dubbi sulla fattibilità o sulla sacralità della nostra causa, non lasciate che spezzi la vostra determinazione.

C’è un motivo per cui razzisti come Gandhi vengono selettivamente esaltati dall’Occidente, mentre l’eredità di MLK Jr viene ”whitewashed” e distorta in modo che non rappresenti una minaccia per l’impero.

C’è un motivo per cui le persone sono portate a credere che le comunità abbiano conquistato la loro indipendenza marciando “pacificamente”, quando in realtà è stata la resistenza armata a scuotere i colonizzatori. La parola pace non ci è servita. È stata usata per criminalizzarci, incarcerarci, punirci, demonizzarci e ucciderci. Il fatto che ricorriamo costantemente a questa parola per qualificare le nostre azioni dimostra una mancanza di convinzione nelle nostre idee o una mancanza di comprensione pratica e profonda di come funzionano veramente le rivoluzioni. Siamo disposti ad amare, curare, proteggere e difendere veramente gli altri? Allora non dobbiamo essere ingenui circa ciò che sarà necessario per farlo. Spero che saremo pronti non a restare pacifici, e che diventeremo una minaccia per questi sistemi, e spero che riusciremo ad essere compassionevoli verso chi da essi viene maggiormente decimato.

Come afferma questo comunicato degli studenti autonomi dell’UCLA dopo gli attacchi sionisti all’accampamento di solidarietà alla Palestina:

   “Abbiamo notato una tendenza per cui il desiderio di apparire pacifici agli occhi dei media assume la priorità rispetto al diritto dei manifestanti all’autodifesa; questo rispecchia piu generalmente la risposta del mondo al diritto dei palestinesi all’autodifesa di fronte ai palesi attacchi fascisti e alla violenza eliminazionista. Non possiamo permettere che nel nostro movimento di resistenza prevalga l’obbedienza sulla salvezza, come avviene per le forze imperialiste occidentali nei confronti dei colonizzati…’’

NESSUNA FOTTUTA POLIZIA DI PACE. Sostenere la non violenza mentre siamo attivamente sotto attacco è una stronzata. Non siamo qui per ricreare il mondo esterno in questo accampamento. Siamo qui perché sappiamo che un mondo diverso è possibile e stiamo lavorando attivamente per realizzarlo.

Le situazioni di stress portano a risposte che sono radicate in noi, come la gerarchia e il mantenimento dell’ordine, ma possiamo combatterle. Pensate ai modi in cui possiamo lavorare per smantellare i poliziotti nella nostra testa.

Detto questo, vogliamo sottolineare la necessità di un’escalation per Gaza”.

Palestina libera. Viva la resistenza. Globalizziamo l’intifada!