UN CITTADINO (ORMAI NON PIÙ) AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO
Lugano, 27 febbraio 2025
L’innominabile Norman Gobbi è stato citato, non come semplice testimone, bensì come PIF (persona informata sui fatti) nell’ambito dell’inchiesta sulla demolizione del Molino e interrogato nella giornata di giovedì 27 febbraio dal procuratore generale Pagani.
Dalle parti annerite desecretate della documentazione sullo sgombero del Molino sono spuntati anche il suo nome e coinvolgimento.
Dopo quasi 4 anni, è finalmente apparsa a chiare lettere la responsabilità del defunto sindaco Borradori nonché del capo del dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi. Come poteva essere altrimenti? «La polizia esegue gli ordini dell’autorità politica», ha ribadito a più riprese il sostituto del comandante della polizia cantonale, Lorenzo Hutter.
Sbiancate le parti di testo che il comandante della polizia cantonale Cocchi si è tanto prodigato per mantenere segrete, a chi sembra ancora possibile offuscare la chiara matrice leghista e di un certo tipo di centro-destra nostrano di questa operazione repressiva contro l’autogestione preparata a tavolino già svariati mesi prima del 29 maggio 2021?
Che le cariche e le botte della polizia contro il presidio femminista e antirazzista in stazione l’8 marzo dello stesso anno fossero state montate ad arte per creare «il caso» degli «scontri» e dei «molinari violenti» è stato chiaro fin da subito.
Chi ancora può credere sinceramente alle parole di coloro che affermano che si sia confuso «tutto» con «tetto», che ci sia stato un equivoco nella decisione degli stabili da radere al suolo? Optando guarda caso per la distruzione della parte abitativa del centro sociale? Che il tutto sia riconducibile a un problema di «comunicazione claudicante», di cui Gobbi non fosse al corrente, quando per tale operazione si prevedevano «feriti, se non morti, ore di scontri, con la possibilità di prendere gli occupanti per fame durante giorni»? Norman Gobbi, giusto qualche mese prima dello sgombero, su teleticino affermava che se fosse stato per lui l’ex macello l’avrebbe sbaraccato da un pezzo, dando prova a posteriori di una sincerità disarmante.
Chissà se quando è stato interrogato ha dato prova della stessa sicurezza o se ha sfoderato da sotto la manica (del braccio teso che sta ritornando in auge nella sua area politica) qualche scusa o giustificazione ben collaudata durante i 4 anni trascorsi.
Siamo sincer*. Non abbiamo nessuna fiducia nella giustizia statale, fondata su un’etica che non è la nostra, malleabile dal potere a dipendenza dei bisogni del governante di turno, influenzata da interessi economici e ricatti politici. Quello che ci preme rimarcare e che ci sembra emergere in maniera lampante da tutta questa vicenda, per chi
ancora ha l’onestà intellettuale di rendersi conto di quello che succede sotto al proprio naso, sono l’ipocrisia e la doppia faccia incarnate da un uomo e da un partito politico che da decenni fanno della sicurezza e della legalità i propri cavalli di battaglia, mentre sono i primi a calpestarle e piegarle ai propri interessi personali. E questo fin dagli albori della Lega, come testimoniano le vicende politiche e personali del suo fondatore.
In varie parti del «mondo libero» le poche libertà e spazi conquistati da decenni di lotte sociali sono in pericolo e il fascismo (chiamiamolo con il suo vero nome) è di ritorno. Venti di guerra soffiano ovunque mentre popoli interi vengono massacrati dalle bombe dell’Occidente e dei suoi alleati. Lo sgombero di spazi sociali come il Molino si inserisce in questo contesto ed è innanzitutto un’offensiva reazionaria – attuata come una chiara operazione punitiva e di vendetta – contro luoghi di libertà in cui esprimere e sperimentare forme diverse di stare insieme, non dettate dal denaro e dalla competizione.
Alla chiusura degli spazi e delle menti, è necessario rispondere con altrettanta determinazione, continuando, ognuno a modo suo, a sperimentare attraverso lotte e progetti, varie modalità di resistenza contro quello che sta avvenendo anche a livello locale.
Perché tra qualche anno, sarà troppo tardi.
Le nostre idee non si sgomberano!
From the River to the Sea!
Molino vive!
SOA Molino