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ALTRIMENTI CI ARRANGIAMO

25/12/22 – Comunicato SOA il Molino

Altrimenti ci arrangiamo

“… Chi vuol fare l’antagonista si arrangi” (M. Foletti, sindaco di Lugano)
Cucù!
In quanto antagonisti abbiamo deciso di accomodarci alla meglio. Per una volta abbiamo voluto
dare seguito alle parole del sindaco ad interim, ci siamo coordinat* per superare le difficoltà con i mezzi a disposizione. Potremmo anche spingerci a dire di aver adattato in modo originale un brano (sinonimo di arrangiare) che assomigliava ormai a un disco rotto – quello delle proposte e “dell’autogestione che dialoga”.

In sostanza, abbiamo semplicemente fatto ciò che facciamo da oltre 25 anni: abbiamo affinato
volontà e determinazioni e sì… ci siamo al fine arrangiate prendendoci uno spazio.

Abbiamo deciso di occupare un vecchio stabile abbandonato, lasciato vuoto da quelle stesse persone che, su sollecitazione della polizia, lo scorso 29 maggio denunciarono per – violazione
di domicilio – l’occupazione temporanea dello stabile dell’ex Istituto Vanoni, raso al suolo poco dopo. Chissà se, anche in quest’occasione, quei segregazionisti baciapile denunceranno e demoliranno anche questo ennesimo stabile, dopo la nostra occupazione temporanea.

Abbiamo occupato perché siamo ancora convint* che questa sia l’unica pratica credibile in grado di opporsi al desolante scenario di una città e di un cantone intolleranti ed elitari, in cui qualsiasi possibilità di autogestione dal basso continua ad essere controllata, cooptata e repressa.
Abbiamo sentito l’urgenza di una pratica di complicità e di festa collettiva anche per chi resta sepolt* nelle carceri di stato, per chi mette a repentaglio la propria vita opponendosi al 41 bis, per chi resiste nei territori devastati dalle armi chimiche degli amici dell’occidente, per chi continua a morire sui confini della fortezza Europa.

Lo abbiamo fatto e continueremo a farlo, con buona pace di chi ha riempito lo spazio mediatico con dichiarazioni faziose sull’estinzione del Molino e dell’autogestione. Continueremo a riprenderci gli spazi, gli edifici e i luoghi lasciati a deperire dalla speculazione edilizia di una città che pensa di affidarsi alla finanziarizzazione smart del bitcoin e della securizzazione preventiva.

In forma collettiva, autogestita e dal basso. Per ridare aria alla cappa di xenofobia poliziesca e per ribadire, una volta di più, la nostra pratica di dialogo, intesa come azione diretta contro la proprietà che impoverisce moltitudini per gli interessi di pochi.

Dal momento che questo è il nostro modo di arrangiarci, lo vorremmo rosso, con il tettuccio giallo!

Altrimenti ci arrangiamo.

Ni un paso atràs.

S.O.A. il Molino